Contratto a tempo determinato: cosa sapere per tutelarsi nel mondo del lavoro

Scopri diritti e limiti del contratto a tempo determinato. Informazioni chiare per lavoratori su durata, rinnovi, dimissioni e tutela legale

DIRITTO DEL LAVORODIRITTO CIVILE

Avv. Fabrizio Gentili

5/13/2025

selective focus photo of brown and blue hourglass on stones
selective focus photo of brown and blue hourglass on stones

Il contratto a tempo determinato rappresenta, per molti lavoratori, la porta d’ingresso nel mondo del lavoro. Regolato dal D.Lgs. 81/2015, questo strumento contrattuale è finalizzato a soddisfare esigenze produttive temporanee e ha una durata predefinita. Tuttavia, dietro l’apparente semplicità della formula “a termine” si celano norme complesse, una giurisprudenza articolata e, spesso, un delicato equilibrio tra esigenze aziendali e diritti del lavoratore.

In questo articolo approfondiremo gli aspetti centrali del contratto a tempo determinato, con particolare attenzione alle tutele, alle limitazioni normative, alle ipotesi di proroga o rinnovo, e alla possibilità di concluderlo anticipatamente.

Cos'è il contratto a tempo determinato e come funziona?

Il contratto a tempo determinato è un rapporto di lavoro subordinato la cui durata viene stabilita fin dall’inizio. Al contrario del contratto a tempo indeterminato, non è previsto un vincolo permanente: la collaborazione cessa automaticamente al termine del periodo concordato, salvo rinnovo o proroga. La legge consente al datore di lavoro la possibilità di stipulare questa forma contrattuale in virtù di specifiche esigenze. Ad esempio, un’attività ricettiva, come un albergo situato in una zona litoranea, può avere la necessità di assumere dei lavoratori extra per il periodo che va da giugno a fine agosto. Tali lavoratori sono necessari durante la stagione estiva in virtù del maggior afflusso di clienti; mentre, ovviamente, durante il periodo invernale, quando ci sono pochi clienti, avere dei lavoratori in più costituirebbe un problema per l’azienda. Per esigenze di questo tipo, il legislatore ha previsto la possibilità di stipulare dei contratti di lavoro che abbiano la durata di pochi mesi.

Durata e limiti di legge

La durata massima del contratto a termine, comprese eventuali proroghe e rinnovi, per un massimo di quattro, è di 24 mesi con lo stesso datore di lavoro. Superato questo limite, il contratto si considera automaticamente trasformato a tempo indeterminato. Ciò significa che se il tuo datore di lavoro ha rinnovato il tuo contratto oltre le 24 mensilità, questo deve essere automaticamente trasformato a tempo indeterminato. Non è necessario firmare alcun documento da parte del lavoratore. Infatti, l’onere di regolarizzare il rapporto di lavoro, mediante le comunicazioni obbligatorie previste per legge, incombe sul datore di lavoro.

Proroga e rinnovo: differenze e condizioni

  • Proroga: avviene quando il contratto viene prolungato prima della scadenza. Sono ammesse fino a 4 proroghe. Sommando tutti i mesi in cui il lavoratore ha prestato la propria attività lavorativa, non si devono superare i 24 mesi complessivi.

  • Rinnovo: consiste nella stipula di un nuovo contratto dopo la cessazione del precedente. Richiede sempre una causale, anche se la durata complessiva è inferiore a 12 mesi.

In entrambi i casi, la causale deve riferirsi a esigenze temporanee, imprevedibili e non strutturali.

Il contratto a termine acausale

La riforma del 2023 ha previsto che il contratto a termine non necessita di causale per una durata fino a 12 mesi, anche non continuativi. Oltre tale soglia, è obbligatorio indicare le motivazioni specifiche, pena la nullità del termine e la trasformazione del contratto in contratto a tempo indeterminato.

Le dimissioni nel contratto a tempo determinato

Contrariamente a quanto accade nei contratti a tempo indeterminato, il lavoratore non può dimettersi liberamente prima della scadenza del contratto. L’art. 2119 c.c. consente il recesso solo in presenza di giusta causa, ovvero un evento grave che impedisca la prosecuzione anche temporanea del rapporto (ad esempio, mancato pagamento delle retribuzioni, mobbing, violazione di norme sulla salute e sicurezza del posto di lavoro o molestie).

Le dimissioni anticipate senza giusta causa possono comportare una richiesta di risarcimento danni da parte del datore di lavoro.

Il termine illegittimo e le tutele per il lavoratore

Se il termine apposto al contratto è illegittimo (per mancanza di forma scritta, superamento dei limiti di durata, assenza di causale dove richiesta), il contratto si considera a tempo indeterminato sin dall’inizio. Il lavoratore può agire giudizialmente per far valere il proprio diritto e ottenere il reintegro o un risarcimento, a seconda dei casi.

I diritti del lavoratore a termine

Il lavoratore a tempo determinato gode degli stessi diritti previsti per il lavoratore a tempo indeterminato, salvo quelli connessi alla stabilità del rapporto. In particolare, ha diritto a:

  • Trattamento economico e normativo paritario;

  • Maturazione di ferie, TFR e permessi;

  • Tutela in caso di malattia o maternità (con sospensione del contratto);

  • Accesso alla formazione professionale.

Normalmente, in un contratto di lavoro a tempo determinato con termine inferiore ai 12 mesi, il lavoratore difficilmente fruirà delle ferie. Indipendentemente dalla prassi, il lavoratore ha tutto il diritto di chiedere e ottenere, salvo casi eccezionali, le ferie anche nel caso in cui sia stato assunto a tempo determinato. Si rammenta che le ferie hanno il precipuo scopo di consentire al lavoratore di recuperare le energie lavorative e permettere l’estrinsecazione della propria personalità e interessi. Non si vive per lavorare!

Cessazione del contratto e licenziamento del lavoratore a termine

Il contratto si estingue automaticamente alla scadenza, senza bisogno di preavviso. Tuttavia, il datore di lavoro può risolvere anticipatamente il contratto solo in presenza di motivi così gravi da rendere impossibile il proseguimento del rapporto di lavoro, come, ad esempio, furti in azienda o assenze prolungate e ingiustificate da parte del lavoratore. In caso contrario, il recesso unilaterale è illegittimo e può dar luogo a un risarcimento del danno.

Prelazione e stabilizzazione

Il lavoratore a termine non ha diritto alla stabilizzazione, ma in alcuni casi può vantare un diritto di precedenza nell’assunzione a tempo indeterminato per le mansioni già svolte, se dichiarato espressamente nel contratto e se fa richiesta entro sei mesi dalla cessazione del rapporto.

Possibili contenziosi e come tutelarsi

I contenziosi più frequenti riguardano:

  • L’abuso di contratti a termine in successione;

  • L’uso fittizio del contratto a tempo determinato per esigenze permanenti;

  • La violazione delle norme sulla causale;

  • La mancata osservanza dei diritti retributivi.

In questi casi, è fondamentale rivolgersi a un avvocato specializzato in diritto del lavoro per valutare la legittimità del contratto e le possibili azioni da intraprendere.

FAQ – Contratto a tempo determinato

  1. Posso dimettermi da un contratto a tempo determinato?
    Solo per giusta causa, altrimenti si rischia di dover risarcire il datore di lavoro.

  2. Quanti rinnovi sono possibili?
    È possibile rinnovare il contratto più volte, ma il limite complessivo è di 24 mesi.

  3. Cosa succede se lavoro oltre la scadenza del contratto?
    Il contratto si trasforma a tempo indeterminato se prosegue oltre i termini senza proroga formale.

  4. Il preavviso è richiesto per la cessazione naturale del contratto?
    No, il contratto si chiude automaticamente.

  5. Cosa accade se il contratto non è scritto?
    Il contratto, sin dall’inizio della prestazione lavorativa, si presume di tipo subordinato a tempo indeterminato.

  6. Ho diritto alla disoccupazione alla fine del contratto?
    Sì, se hai maturato almeno 13 settimane di contribuzione nei 4 anni precedenti.

  7. È legale stipulare contratti a termine consecutivi?
    Sì, ma con rispetto dei limiti e delle causali ove previste.

  8. Posso richiedere il part-time in un contratto a termine?
    Sì.

  9. Posso impugnare il contratto in caso di irregolarità dopo la scadenza?
    Sì, depositando il ricorso in tribunale entro 180 giorni dalla cessazione.

  10. Il contratto può essere trasformato in apprendistato?
    No, sono contratti diversi per presupposti e finalità.

  11. La maternità interrompe il contratto a termine?
    No, lo sospende fino al rientro, ma non ne proroga la durata.

  12. L'azienda può farmi firmare un contratto a termine ogni anno?
    Non se aggira le norme sulla durata massima o l’uso della causale.

  13. Posso essere licenziato prima della scadenza?
    Solo per giusta causa.